Il delitto di furto in luogo di privata dimora di cui all'art. 624-bis c.p. richiede che l'introduzione nell'abitazione avvenga senza o contro il consenso dell'avente diritto, o comunque con consenso carpito con l'inganno, e che sussista il nesso finalistico, e non un mero collegamento occasionale, fra l'ingresso nell'abitazione e l'impossessamento della cosa mobile. Ai fini dell'integrazione dell'elemento soggettivo del reato di furto, il profitto non deve necessariamente avere una valenza economico-patrimoniale, essendo sufficiente qualsiasi utilità, anche di natura non patrimoniale, che l'agente miri a procurarsi attraverso l'azione criminosa, purché tale finalità sia oggetto di rappresentazione e volizione da parte del soggetto attivo. Pertanto, il dolo specifico del reato di furto può essere integrato anche dal fine di arrecare molestia o dispetto alla vittima, a condizione che tale intento non escluda la contestuale finalità di appropriazione della cosa mobile altrui.