Il diniego di sanatoria di un abuso edilizio realizzato in aree rientranti nei 300 metri dalla fascia costiera, e quindi coperte dal vincolo di inedificabilità assoluta di cui all'art. 51 lett. f) della L.R. n. 56/1980, è legittimo in quanto tale vincolo, pur essendo temporaneo e non assoluto, è conforme alle finalità di salvaguardia perseguite dalla legislazione statale e non risulta incompatibile con essa, non introducendo un vincolo assoluto di inedificabilità ma una misura di salvaguardia. Inoltre, ai fini del rilascio della concessione edilizia in sanatoria nell'ambito del condono edilizio, il parere della commissione edilizia non è obbligatorio ma, al più, facoltativo, in quanto la procedura speciale prevista per le domande di condono ex art. 31 e ss. della L. n. 47/1985 non contempla la necessità di tale parere, non residuando in capo all'Amministrazione comunale alcun margine di valutazione discrezionale in relazione alla quale occorra sentire la Commissione edilizia. Infine, l'eventuale mancanza di sufficiente motivazione in ordine all'accertata ultimazione delle opere abusive successivamente all'1.10.1983 non inficia il diniego impugnato, in quanto questo poggia anche sulla distinta diversa motivazione della sussistenza del vincolo assoluto di inedificabilità di cui all'art. 51 lett. f) L. 56/80.