Il giudicato cautelare in materia di misure cautelari personali non può essere superato in assenza di nuove circostanze idonee a provocare una riconsiderazione della precedente decisione, essendo necessario che l'impugnante deduca e dimostri l'esistenza di un interesse concreto ed attuale all'eliminazione del provvedimento pregiudizievole, non essendo sufficiente la mera pretesa teorica di ottenere una pronuncia di legittimità. Pertanto, il rigetto di un'istanza di revoca della misura cautelare della custodia in carcere, in assenza di novum, è idoneo a fondare il giudicato cautelare, precludendo la possibilità di una nuova impugnazione, salvo che l'indagato non dimostri l'esistenza di un interesse specifico e attuale all'eliminazione del provvedimento, come ad esempio la possibilità di presentarsi al giudizio per la revoca del regime carcerario ex art. 41-bis senza la misura cautelare. Inoltre, la decisione di legittimità che ha dichiarato inammissibile un precedente ricorso avverso analoga ordinanza di rigetto della richiesta di revoca della misura cautelare, lungi dall'indicare un vizio genetico circa la sussistenza delle esigenze cautelari, ne ha escluso l'esistenza a cagione delle intervenute condanne definitive.