Il falso in assegno bancario si configura quando l'agente, con la semplice finalità di procurare a sé o ad altri un qualsiasi vantaggio, anche non patrimoniale, appone una firma falsa sull'assegno, senza che sia necessario il fine specifico di arrecare danno a terzi. L'uso del titolo falsificato, anche attraverso la sola circolazione o utilizzazione dello stesso, integra il reato di falso in assegni bancari di cui all'art. 491 c.p., a prescindere dalla sussistenza di un rapporto bancario tra l'intestatario dell'assegno e l'istituto di credito. Inoltre, il reato di truffa aggravato dalla recidiva reiterata, di cui all'art. 640 c.p., è integrato quando l'agente, con artifici e raggiri, induce in errore il soggetto passivo sulla autenticità dell'assegno, procurandosi così l'ingiusto profitto della monetizzazione del titolo, a danno della persona offesa, anche se questa non è il soggetto direttamente danneggiato dal reato, essendo sufficiente la legittimazione a querelare della persona titolare dell'interesse protetto dalla norma penale.