Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La legittimazione ad agire nel processo amministrativo è una condizione dell'azione diretta all'ottenimento di una decisione di merito, la cui esistenza deve essere riscontrata esclusivamente sulla base della fattispecie giuridica prospettata dall'azione, a prescindere dalla effettiva titolarità del rapporto dedotto in causa, che attiene al merito della controversia. Pertanto, il ricorso è inammissibile qualora i ricorrenti non dimostrino la titolarità della posizione giuridica legittimante l'azione, come nel caso di dipendenti di un'università che agiscono senza provare di essere membri o rappresentanti di un sindacato operante nell'ateneo, ovvero di uno studente che agisce a titolo meramente personale senza allegare una lesione della propria posizione giuridica soggettiva. L'interesse a ricorrere, inoltre, deve essere attuale e concreto, tale che l'annullamento dell'atto impugnato possa arrecare un effettivo vantaggio al ricorrente, non essendo sufficiente la mera prospettazione di una lesione in astratto. Infine, il Ministero è privo di legittimazione passiva rispetto all'impugnazione dello statuto universitario, in quanto esso rappresenta l'espressione dell'autonomia dell'ateneo e non è imputabile all'attività di controllo svolta dal Ministero.