Il contratto di appalto di opere pubbliche, in ragione della rilevanza dei corrispettivi e delle spese a carico delle casse pubbliche, richiede la forma scritta ad substantiam e non può formarsi attraverso una sequenza di atti negoziali atteggiantisi come proposta ed accettazione tra assenti. Pertanto, la manifestazione di volontà condizionale della stazione appaltante, anche se interpretata come adesione nelle forme privatistiche, non è sufficiente a integrare il perfezionamento del vincolo contrattuale, il quale necessita dell'approvazione formale dell'ente pubblico competente. Inoltre, la valutazione positiva della Commissione ministeriale circa la congruità degli aspetti economici dell'affidamento e dell'esecuzione dei lavori non determina di per sé l'obbligo di concludere il contratto, in quanto tale valutazione non assume valore vincolante sulla giuridica necessità di perfezionare la trattativa privata, potendo emergere ragioni ostative al riguardo. Infine, in tema di responsabilità precontrattuale, il pregiudizio risarcibile è limitato all'interesse negativo, con esclusione degli utili e delle spese sostenute per la partecipazione a gare, salvo che l'impossibilità o l'oggettiva difficoltà di prova non giustifichi il ricorso al criterio equitativo di cui all'art. 1226 c.c.