Il riconoscimento della circostanza attenuante di cui all'art. 62, n. 3, c.p. (aver agito per motivi di particolare valore morale o sociale) presuppone l'assenza di un ruolo organizzativo e di promozione degli atti di violenza collettiva da parte dell'imputato. Pertanto, tale attenuante non può essere riconosciuta a colui che abbia provocato i disordini, predisponendosi per determinarli e programmando la propria partecipazione alla manifestazione di protesta in funzione della commissione di atti di violenza. Tuttavia, la mera partecipazione ai fatti di devastazione e saccheggio non è di per sé sufficiente a escludere l'applicabilità dell'attenuante, dovendosi accertare che l'imputato non si sia limitato a cedere alle spinte criminali derivanti dalla "fermentazione psicologica per contagio che si sprigiona dalla folla", ma abbia svolto un ruolo attivo e determinante nell'organizzazione e promozione della violenza. L'onere di tale accertamento grava sul giudice, il quale deve motivare adeguatamente l'esclusione dell'attenuante, confrontandosi con tutte le circostanze rilevanti emerse nel processo, senza contraddizioni o lacune.