Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 14385 del 1 aprile 2009

ECLI:IT:CASS:2009:14385PEN

Massima

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La partecipazione ad un'associazione di tipo mafioso comporta una presunzione di pericolosità sociale attuale dell'affiliato, che può essere superata solo attraverso la prova di elementi concreti e specifici attestanti il suo recesso dall'organizzazione criminale o la disintegrazione del sodalizio. Pertanto, una volta accertata in modo adeguato la sussistenza dell'appartenenza dell'individuo all'associazione mafiosa, non è necessaria una specifica motivazione sull'attualità della sua pericolosità sociale, essendo questa implicita nella ritenuta permanenza del vincolo associativo. Inoltre, la limitazione del ricorso per cassazione ai soli vizi di violazione di legge, comprensiva del difetto assoluto di motivazione, non comporta una diminuzione dei diritti di difesa nell'ambito del procedimento di prevenzione, che ha per oggetto la cognizione di fatti non penalmente rilevanti, sanzionati con misure preventive e non con pene. Infine, la valutazione comparativa tra i redditi e le spese del proposto, effettuata in modo analitico e motivato, è sufficiente a giustificare le statuizioni di natura patrimoniale adottate nell'ambito del procedimento di prevenzione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DE ROBERTO Giovanni - Presidente

Dott. MANNINO Saverio - Consigliere

Dott. SERPICO Francesco - Consigliere

Dott. CORTESE Arturo - Consigliere

Dott. FIDELBO Giorgio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

PI. An. , nato il (OMESSO);

avverso il decreto della Corte d'appello di Palermo 26 marzo 2008 nel proc. prev. n. 77/07 RRMP;

Letta la requisitoria del PROCURATORE GENERALE, in persona del Dr. Antonio GIALANELLA, il quale ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso;

Sentita la relazione svolta dal Cons. Dott. S. F. MANNINO.

osserva:

IN FATTO E DIRITTO

1. Con decreto del 22 febbraio 2006 il Tribunale di Palermo applicava ad Pi.An. la mi…

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