Cassazione civile Sez. III sentenza n. 1046 del 17 gennaio 2019

ECLI:IT:CASS:2019:1046CIV

Massima

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Il risarcimento del danno non patrimoniale derivante da condotta illecita, anche se configurabile come reato, non è in re ipsa, ma richiede l'allegazione e la prova dell'effettiva lesione dell'onore e della reputazione della vittima, tenuto conto della rilevanza dell'offesa e del contesto sociale e professionale in cui essa è avvenuta. Nell'esercizio del potere discrezionale di liquidazione equitativa del danno, il giudice deve dare conto, in motivazione, del peso specifico attribuito ai diversi fattori di incidenza sul pregiudizio subito, al fine di rendere evidente il percorso logico seguito e consentire il sindacato di legittimità, salvo che i criteri adottati non risultino manifestamente incongrui, radicalmente contraddittori o macroscopicamente contrari a dati di comune esperienza.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE TERZA CIVILE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. TRAVAGLINO Giacomo - Presidente

Dott. FIECCONI Francesca - Consigliere

Dott. DELL'UTRI Marco - Consigliere

Dott. PORRECA Paolo - Consigliere

Dott. GUIZZI ((omissis)) - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso 12228-2016 proposto da:
(OMISSIS), elettivamente domiciliata in (OMISSIS), presso lo studio dell'avvocato (OMISSIS), che la rappresenta e difende giusta procura in calce al ricorso;
- ricorrente -
contro
(OMISSIS);
- intimato -
Nonche' da:
(OMISSIS), elettivamente domiciliato in (OMISSIS), presso lo studio dell'avvocato (OMISSIS), rappresentato e difeso dall'avvocato (OMISSIS) giusta procura in calce al controricorso e ricorso incidentale;
- ricorrente incidentale -

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