Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 13651 del 1 aprile 2008

ECLI:IT:CASS:2008:13651PEN

Massima

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Il reato di resistenza a pubblico ufficiale e quello di lesioni personali, quando commessi contestualmente e in rapporto teleologico, possono essere ritenuti in continuazione, in quanto la violenza fisica esercitata dall'imputato nei confronti dell'agente di polizia è finalizzata ad evitare l'identificazione e la redazione del verbale di contravvenzione per guida senza cintura di sicurezza. Ai fini della quantificazione della pena, il giudice può legittimamente valorizzare i precedenti penali dell'imputato, la pluralità e la gravità dei reati commessi, nonché il rifiuto di seguire l'agente di polizia, quale esercizio di una facoltà legittima, senza che ciò possa essere considerato un atteggiamento processuale "assenteistico" rilevante ai fini del diniego delle attenuanti generiche. La motivazione della sentenza di appello, che si integra con quella di primo grado, risulta logica e adeguata, non essendo sufficiente la mera prospettazione di una diversa valutazione delle risultanze processuali per configurare un vizio deducibile in sede di legittimità.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. LATTANZI Giorgio - Presidente

Dott. MILO Nicola - Consigliere

Dott. COLLA Giorgio - Consigliere

Dott. CONTI Giovanni - Consigliere

Dott. ROTUNDO Vincenzo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

Mo. Ro. , nato a (OMESSO);

avverso la sentenza in data 12-10-2005 della Corte di Appello dell'Aquila;

Visti gli atti, la sentenza impugnata ed il ricorso;

Udita la relazione fatta dal Consigliere, Dott. Vincenzo Rotundo;

Udite le richieste del Pubblico Ministero, Dott. Fraticelli Mario, che ha concluso per la inammissibilita' del ricorso.

FATTO E DIRITTO

1.-. Il difensore di Mo. Ro. ricorre per cassazione avverso la sentenza indicata in epigrafe, con l…

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