Consiglio di Stato sentenza n. 331 del 2024

ECLI:IT:CDS:2024:331SENT

Massima

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La sanzione della demolizione di opere edilizie abusive, ai sensi dell'art. 31 del D.P.R. 380/2001, ha natura di sanzione amministrativa che assolve ad una funzione ripristinatoria del bene giuridico leso, configurando un obbligo di fare imposto per ragioni di tutela del territorio, con carattere reale e indipendente dall'essere stato l'autore materiale dell'abuso. Pertanto, anche il soggetto che si trovi in posizione qualificata rispetto alla res abusiva, pur non essendone l'autore, è destinatario della sanzione demolitoria, la quale costituisce un atto dovuto e vincolato per l'amministrazione, non essendo prevista la possibilità di effettuare valutazioni di interesse pubblico relative alla conservazione del bene abusivo in contrasto con gli strumenti di pianificazione urbanistica. L'ordine di demolizione, conseguente all'accertamento della natura abusiva delle opere edilizie, sorge in virtù di un presupposto di fatto, ossia l'abuso, accertato dagli organi ispettivi, di cui il destinatario deve essere ragionevolmente a conoscenza, rientrando nella propria sfera di controllo. L'omessa indicazione nell'ordinanza della superficie e del volume acquisiti dall'ente comunale in caso di inottemperanza all'ordine di demolizione, così come l'omessa indicazione del nominativo del responsabile del procedimento, non determinano l'illegittimità del provvedimento, essendo tali elementi desumibili dagli atti relativi alla fase acquisitiva. Inoltre, la nozione di pertinenza in senso edilizio e urbanistico è più restrittiva rispetto a quella civilistica, sicché opere, pur legate da un vincolo di servizio a un fabbricato principale, che non siano coessenziali ma ulteriori e suscettibili di un utilizzo autonomo e separato, non possono essere qualificate come pertinenze. Infine, il diniego di permesso di costruire in sanatoria, ai sensi dell'art. 36 del D.P.R. 380/2001, è sufficientemente motivato con il riferimento alla contrarietà delle opere realizzate rispetto a specifiche prescrizioni dello strumento urbanistico, non essendo necessaria l'indicazione dell'interesse pubblico da tutelare, in quanto tale esigenza si risolve nella rilevazione della suddetta difformità, trattandosi di determinazione di natura vincolata che esclude la possibilità di apporti partecipativi dei soggetti interessati e, conseguentemente, anche di un obbligo di previa comunicazione dei motivi ostativi all'accoglimento della relativa domanda.

Sentenza completa

Pubblicato il 10/01/2024

N. 00331/2024REG.PROV.COLL.

N. 03781/2021 REG.RIC.

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

Il Consiglio di Stato

in sede giurisdizionale (Sezione Sesta)

ha pronunciato la presente

SENTENZA

sul ricorso numero di registro generale 3781 del 2021, proposto da
((omissis)) e ((omissis)), rappresentati e difesi dall'avvocato ((omissis)), con domicilio digitale come da PEC da Registri di Giustizia;

contro

Comune di Scafati, in persona del sindaco pro tempore, rappresentato e difeso dall'avvocato ((omissis)), con domicilio digitale come da PEC da Registri di Giustizia;

per la riforma

della sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale per la Campania, sezione staccata di Salerno (Sezione Seconda), n. 01261/2020.

Visti il ricorso in appello e i relativi allegati;

Visto l'atto di costituzione in giudiz…

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