La litispendenza non sussiste quando, pur essendo identico il nucleo fattuale sottostante alle due domande giudiziali, il petitum e la causa petendi risultano differenti. Infatti, la nozione di litispendenza presuppone l'identità degli elementi individuatori della domanda, rappresentati dalla causa petendi e dal petitum, a prescindere dalla coincidenza del substrato fattuale. Pertanto, la modifica della domanda originaria da parte dell'attore, che da una richiesta di condanna alla consegna di un bene abbia successivamente mutato il petitum in una domanda di risoluzione contrattuale, esclude la litispendenza rispetto a una successiva azione di ripetizione dell'indebito o di richiesta di indennizzo, in quanto tali domande, pur riferendosi alla medesima vicenda contrattuale, presuppongono l'accertamento di una diversa fattispecie giuridica rispetto a quella dedotta nel primo giudizio. Ciò non esclude, tuttavia, la possibilità di una sospensione del secondo giudizio ai sensi dell'art. 337, comma 2, c.p.c., qualora l'eventuale giudicato formatosi sulla prima azione di risoluzione possa incidere sulla fondatezza della domanda di ripetizione dell'indebito o di indennizzo.