Il giudice, ai fini dell'emissione di una misura cautelare personale, può ritenere sussistenti i "gravi indizi di colpevolezza" ex art. 273 c.p.p. quando gli elementi a carico, pur non valendo di per sé a provare oltre ogni ragionevole dubbio la responsabilità dell'indagato, consentono tuttavia di prevedere che, attraverso il prosieguo delle indagini, saranno idonei a dimostrare tale responsabilità, fondando nel frattempo una qualificata probabilità di colpevolezza. A tal fine, il giudice può valorizzare un complesso di elementi probatori, quali intercettazioni telefoniche, dichiarazioni di collaboratori di giustizia e altri riscontri esterni, purché ne effettui una corretta valutazione di attendibilità intrinseca ed estrinseca, anche in presenza di eventuali divergenze o contrasti tra le diverse fonti dichiarative. La motivazione della misura cautelare non è viziata da insufficienza o inadeguatezza laddove tale complesso probatorio risulti nitido e significativo, tale da integrare un quadro indiziario più che sufficiente ai fini dell'emissione della misura stessa.