Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza può essere così formulato: La modifica non sostanziale di un'autorizzazione integrata ambientale (AIA) rilasciata per un impianto di recupero e valorizzazione di rifiuti non pericolosi è legittima qualora: 1) non siano raggiunti i valori soglia che determinerebbero una modifica sostanziale; 2) l'impianto, anche a seguito della modifica, non insista su aree sottoposte a vincoli paesaggistici o archeologici; 3) l'area interessata, pur essendo oggetto di procedimenti di bonifica, possa comunque ospitare attività di gestione dei rifiuti nel rispetto della normativa ambientale. In tali ipotesi, il principio di precauzione non impone necessariamente la sospensione dell'attività, dovendosi valutare complessivamente la compatibilità ambientale dell'intervento, anche in considerazione delle misure di mitigazione e compensazione adottate. L'amministrazione competente, nel valutare la modifica non sostanziale, deve adeguatamente motivare in ordine a tali profili, senza che la mera presenza di pregressi fenomeni di inquinamento nell'area possa di per sé ostare all'approvazione della variante, purché siano in corso le necessarie attività di bonifica e messa in sicurezza.