Il diritto di accesso agli atti amministrativi è un diritto soggettivo pubblico di rango costituzionale, che trova il suo fondamento negli artt. 97 e 113 della Costituzione e che consente ai cittadini di prendere visione e di estrarre copia di documenti amministrativi. Tale diritto, tuttavia, non è assoluto e incondizionato, ma può subire limitazioni e bilanciamenti con altri interessi pubblici e privati meritevoli di tutela, quali la riservatezza, la segretezza e la tutela di dati sensibili. L'amministrazione, pertanto, può legittimamente negare l'accesso agli atti qualora ritenga che la loro ostensione possa arrecare un pregiudizio concreto e attuale a tali interessi. Ciò nonostante, la richiesta di accesso deve essere valutata con criterio di ragionevolezza e proporzionalità, evitando interpretazioni restrittive e formalistiche che finiscano per vanificare la finalità di trasparenza e partecipazione sottesa all'istituto. Inoltre, l'amministrazione è tenuta a motivare adeguatamente il diniego di accesso, indicando in modo specifico le ragioni che giustificano la limitazione del diritto, senza poter opporre generiche esigenze di riservatezza o di segretezza. Infine, il diritto di accesso può essere esercitato anche in relazione ad atti non ancora definitivi o conclusi, purché si tratti di documenti che rivestono un interesse diretto, concreto e attuale per il richiedente.