Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La legittimazione attiva o passiva della parte in un giudizio costituisce un elemento costitutivo della domanda, che grava sull'attore l'onere di allegare e provare, salvo che il convenuto non li riconosca o svolga difese incompatibili con la loro negazione, ovvero li contesti oltre il momento di maturazione delle preclusioni assertive o di merito. Pertanto, la mancata tempestiva contestazione della legittimazione della parte attrice comporta la decadenza da tale eccezione. Inoltre, la motivazione della sentenza di appello può legittimamente avvenire mediante il richiamo (cd. per relationem) alla motivazione della sentenza di primo grado, purché tale richiamo non sia acritico e la corte di appello dimostri di aver esaminato specificamente i motivi di impugnazione. Infine, ai fini dell'applicazione dell'art. 1955 c.c. sulla liberazione del fideiussore, la condotta rilevante del creditore deve concretizzarsi nella violazione di uno specifico dovere giuridico, imposto per legge o per contratto, di carattere colposo o quantomeno illecito, non essendo sufficiente una semplice inerzia o condotta processuale non diligente.