La revoca di un contributo pubblico è legittima quando il beneficiario abbia reso una dichiarazione sostitutiva non veritiera in ordine alla pendenza di procedimenti penali a suo carico, anche in assenza di una sentenza penale definitiva di condanna, in applicazione del principio di decadenza dai benefici conseguenti a dichiarazioni non veritiere di cui all'art. 75 del D.P.R. n. 445/2000. L'Amministrazione può procedere ad una autonoma valutazione della non veridicità della dichiarazione, purché tale valutazione sia condotta con osservanza dei criteri di ragionevolezza e sia confortata da idonei elementi di riscontro, senza che sia necessario l'accertamento della non veridicità con sentenza penale definitiva. La revoca è, pertanto, legittima anche quando il beneficiario abbia confidato nella successiva declaratoria di prescrizione del reato, intervenuta in un momento successivo al rilascio della dichiarazione, non potendo tale circostanza escludere la sua consapevolezza, al momento del rilascio della dichiarazione, della pendenza del procedimento penale a suo carico. Il principio di buona fede non può, in tal caso, prevalere sull'obbligo di veridicità delle dichiarazioni rese ai fini dell'ottenimento di contributi pubblici, la cui violazione comporta la decadenza dai benefici conseguenti.