Cassazione penale Sez. V sentenza n. 49130 del 3 dicembre 2019

ECLI:IT:CASS:2019:49130PEN

Massima

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Il reato di bancarotta fraudolenta documentale è integrato dalla falsificazione dei libri e dei bilanci societari, realizzata con dolo specifico di ostacolare la ricostruzione del patrimonio e del movimento degli affari, anche quando tale falsificazione sia finalizzata al solo mantenimento delle linee di credito esistenti, in quanto le scritture contabili devono rappresentare fedelmente la situazione patrimoniale e finanziaria della società a tutela di tutti i soggetti interessati, ivi compresi i creditori. L'amministratore di diritto risponde del reato di bancarotta fraudolenta documentale per falsificazione o omessa tenuta delle scritture contabili, anche se sia investito solo formalmente dell'amministrazione della società fallita, in quanto sussiste il suo diretto e personale obbligo di tenere e conservare tali scritture, quando sia fornita la prova della sua effettiva e concreta consapevolezza del loro stato, tale da impedire la ricostruzione del movimento degli affari. La compensazione contabile di crediti e debiti tra la società fallita e le sue controllate o collegate non esclude la rilevanza penale delle condotte distrattive, ove tali operazioni siano state utilizzate come mero espediente formale per dissimulare la sostanziale gratuità delle dismissioni patrimoniali, prive di adeguate contropartite economiche. Il delitto di bancarotta fraudolenta per distrazione è reato di pericolo concreto a dolo generico, per la cui sussistenza non è necessaria né la volontà di cagionare il fallimento, né la consapevolezza dello stato di insolvenza dell'impresa, né lo scopo di recare pregiudizio ai creditori, essendo sufficiente la consapevole volontà di conferire al patrimonio sociale una destinazione diversa da quella di garanzia delle obbligazioni contratte, con la rappresentazione della pericolosità della condotta distrattiva, da intendersi come probabilità dell'effetto depressivo sulla garanzia patrimoniale che la stessa è in grado di determinare e, dunque, la rappresentazione del rischio di lesione degli interessi creditori tutelati dalla norma incriminatrice. Le pene accessorie previste dalla legge fallimentare per il reato di bancarotta fraudolenta, nel testo riformulato dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 222 del 2018, essendo sanzioni predeterminate con una durata massima di dieci anni, devono essere determinate in concreto dal giudice di merito in base ai criteri di cui all'art. 133 c.p., con riferimento al carico di afflittività rispetto ai diritti fondamentali della persona e alla finalità non solo rieducativa della pena accessoria.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MICHELI Paolo - Presidente

Dott. TUDINO A. - rel. Consigliere

Dott. SCORDAMAGLIA Irene - Consigliere

Dott. MOROSINI Elisabetta - Consigliere

Dott. RICCARDI Giuseppe - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 13/10/2017 della CORTE APPELLO di TRENTO;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. ALESSANDRINA TUDINO;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Dr. FILIPPI PAOLA, che ha concluso chiedendo l'inammissibilita' del ricorso e annullamento con rinvio relativamente alle sanzioni accessorie.…

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