La diffamazione a mezzo stampa, pur essendo aggravata dalla commissione del fatto con il mezzo della stampa, non integra automaticamente l'aggravante di cui all'art. 13 della L. n. 47 del 1948, che richiede l'attribuzione di un fatto determinato. Pertanto, qualora l'imputazione non contenga riferimenti chiari e precisi all'attribuzione di un fatto determinato, ma si limiti a contestare la sola aggravante della commissione del reato a mezzo stampa, la pena edittale applicabile è quella prevista dall'art. 595, comma 3, c.p. e, di conseguenza, è corretto procedere con citazione diretta a giudizio, senza necessità di celebrare l'udienza preliminare. Il provvedimento del giudice che, ritenendo erroneamente necessaria l'udienza preliminare, dispone la restituzione degli atti al pubblico ministero determina una insuperabile stasi del processo, in quanto il pubblico ministero non può né reiterare il decreto di citazione diretta, né procedere con una richiesta di rinvio a giudizio, essendo quest'ultima forma non corretta in relazione al titolo del reato.