Cassazione penale Sez. V sentenza n. 9835 del 1 marzo 2013

ECLI:IT:CASS:2013:9835PEN

Massima

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La gravità della minaccia, ai fini dell'integrazione del reato di cui all'art. 612 c.p., deve essere valutata avendo riguardo a tutte le modalità della condotta, con particolare riferimento al tenore delle espressioni verbali utilizzate e al contesto in cui esse si collocano, al fine di verificare se e in quale misura abbiano ingenerato timore o turbamento nella persona offesa. La sussistenza dell'aggravante di cui al secondo comma dell'art. 612 c.p. è pertanto rimessa all'apprezzamento del giudice di merito, il cui accertamento in proposito non è sindacabile in sede di legittimità ove sorretto da motivazione logica e coerente con i principi di diritto enunciati dalla Corte di Cassazione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ZECCA Gaetanino - Presidente

Dott. OLDI Paolo - Consigliere

Dott. ZAZA Carlo - Consigliere

Dott. SABEONE Gerardo - rel. Consigliere

Dott. MICHELI Paolo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 1079/2010 CORTE APPELLO di FIRENZE, del 08/07/2011;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 15/01/2013 la relazione fatta dal Consigliere Dott. GERARDO SABEONE;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. ((omissis)) che ha concluso per il rigetto del ricorso.

Udito il difensore avv. Avv. (OMISSIS).

RITENUTO IN FATTO

1. La Corte di Appello di Firenze, con sentenza del…

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