Il provvedimento emesso dal tribunale in sede di reclamo ai sensi dell'art. 36, comma 2, della Legge Fallimentare, sul provvedimento reso dal giudice delegato in tema di atti di amministrazione del curatore, non ha natura definitiva e decisoria, in quanto non incide con efficacia di giudicato su situazioni soggettive di natura sostanziale, rientrando viceversa tra i provvedimenti di controllo sull'esercizio del potere amministrativo del curatore, espresso attraverso un atto avente funzione pianificatrice e di indirizzo. Pertanto, tale decreto non è impugnabile con ricorso per cassazione ai sensi dell'art. 111 della Costituzione, in quanto privo dei caratteri di decisorietà e definitività richiesti per l'ammissibilità del ricorso straordinario. L'utilizzo dello strumento di cui all'art. 36 della Legge Fallimentare al fine di chiedere l'accertamento di un diritto non comporta di per sé l'assimilazione del decreto emesso dal tribunale ad una sentenza e la sua impugnabilità straordinaria per cassazione, in quanto il provvedimento rimane comunque espressione del potere ordinatorio del giudice delegato nell'esercizio delle funzioni di direzione e controllo sull'amministrazione e gestione dei beni fallimentari, senza incidere in modo definitivo su situazioni giuridiche soggettive.