Consiglio di Stato sentenza n. 2530 del 2023

ECLI:IT:CDS:2023:2530SENT

Massima

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Il provvedimento con cui viene ingiunta, anche tardivamente, la demolizione di un immobile abusivo e mai assistito da alcun titolo edilizio, per sua natura vincolata e rigidamente ancorata al ricorrere dei relativi presupposti di fatto e di diritto, non richiede una specifica motivazione in ordine alle ragioni di pubblico interesse (diverse da quelle inerenti al ripristino della legittimità violata) che impongono la rimozione dell'abuso, neppure nell'ipotesi in cui l'ingiunzione di demolizione intervenga a distanza di tempo dalla realizzazione dell'abuso, il titolare attuale non sia responsabile dell'abuso e il trasferimento del bene non denoti intenti elusivi dell'onere di ripristino. L'affidamento del privato è tutelabile solo nel caso in cui esso sia suscitato da specifici comportamenti dell'amministrazione, mentre in mancanza di conoscenza dell'illecito da parte dell'amministrazione, non può consolidarsi in capo al privato alcun affidamento giuridicamente apprezzabile. L'ordine di demolizione di opere edilizie abusive è pertanto legittimo anche in assenza di una motivazione specifica sull'interesse pubblico attuale e concreto alla rimozione, essendo sufficiente il mero ripristino della legalità violata, e non può essere escluso per il solo decorso del tempo dalla realizzazione dell'abuso, né per il fatto che il destinatario dell'ordine non sia il responsabile materiale dell'abuso, ma il proprietario o l'usufruttuario del bene. Inoltre, l'onere di provare la conoscenza dell'abuso da parte dell'amministrazione comunale e i suoi specifici comportamenti che abbiano ingenerato un legittimo affidamento in capo al privato grava su quest'ultimo, non sull'amministrazione.

Sentenza completa

Pubblicato il 10/03/2023

N. 02530/2023REG.PROV.COLL.

N. 05451/2017 REG.RIC.

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

Il Consiglio di Stato

in sede giurisdizionale (Sezione Sesta)

ha pronunciato la presente

SENTENZA

sul ricorso numero di registro generale 5451 del 2017, proposto da
Maria Lampis, Ada Concu, Adriana Concu e Norina Concu, rappresentate e difese dagli avvocati Marco Angeletti e Stefanino Casti, con domicilio eletto presso lo studio dell’avvocato Marco Angeletti in Roma, viale Giuseppe Mazzini n. 134;

contro

Comune di Quartu Sant’Elena, in persona del legale rappresentante
pro tempore
, rappresentato e difeso dall'avvocato Giuseppe Ledda, con domicilio eletto presso lo studio dell’avvocato Stefano Gabbrielli in Roma, Piazzale delle Belle Arti 3;

per la riforma

della sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale per la Sardeg…

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