La corruzione in atti giudiziari, il peculato e il falso in atto pubblico commessi da pubblici ufficiali nell'ambito di procedure esecutive mobiliari costituiscono gravi reati che violano i doveri di imparzialità e correttezza nell'esercizio della funzione pubblica. Tali condotte illecite, realizzate attraverso la simulazione di atti di pignoramento, asporto e vendita all'asta di beni, nonché l'indebita appropriazione di somme depositate dai debitori, comportano l'annullamento delle procedure esecutive e il mancato soddisfacimento dei creditori, con grave pregiudizio per l'amministrazione della giustizia e l'affidamento dei cittadini nella corretta gestione delle procedure giudiziarie. La prescrizione di alcuni reati non esclude la rilevanza penale delle condotte accertate, che devono essere sanzionate con pene adeguate alla gravità dei fatti, nel rispetto del principio di proporzionalità della pena e del divieto di reformatio in peius. Il giudice di rinvio dovrà pertanto rideterminare il trattamento sanzionatorio, tenendo conto dei reati non prescritti e delle circostanze del caso concreto.