Il giudice, nel valutare lo stato di insolvenza di una società in liquidazione ai fini dell'apertura del fallimento, deve accertare se gli elementi attivi del patrimonio sociale consentano di assicurare l'eguale e integrale soddisfacimento dei creditori sociali. A tal fine, il giudice deve esaminare le scritture contabili, anche se lacunose, per verificare la consistenza dell'attivo patrimoniale, considerando non solo la liquidità disponibile, ma anche la realizzabilità delle immobilizzazioni, tenuto conto della loro natura e dello stato di obsolescenza. Qualora emerga uno squilibrio tra attivo e passivo tale da non garantire il soddisfacimento integrale dei creditori, il giudice può legittimamente dichiarare il fallimento, senza essere obbligato a disporre d'ufficio ulteriori indagini istruttorie, trattandosi di una facoltà discrezionale. Il giudizio di merito sulla realizzabilità dell'attivo, se privo di errori di diritto, non può essere sindacato in sede di legittimità, essendo finalizzato a valutare concretamente la sussistenza dello stato di insolvenza della società in liquidazione.