La presunzione relativa di sussistenza delle esigenze cautelari e di adeguatezza della custodia cautelare in carcere, prevista dall'art. 275, comma 3, c.p.p. per i reati di cui all'art. 416-bis.1 c.p., è prevalente rispetto alla norma generale stabilita dall'art. 274 c.p.p. e comporta che, salvo prova contraria non desumibile dalla mera circostanza del decorso del tempo, il pericolo di reiterazione del reato debba ritenersi concreto e attuale, ossia sussistente l'alta probabilità che all'imputato si presentino effettive occasioni per delinquere. Tale presunzione opera anche in sede di richiesta di sostituzione o revoca della misura cautelare, in quanto l'art. 299, comma 2, c.p.p. fa salvo quanto previsto dall'art. 275, comma 3, c.p.p. Pertanto, il mero decorso del tempo dalla commissione del reato non è di per sé sufficiente a superare la presunzione di adeguatezza della custodia cautelare in carcere, essendo necessari ulteriori elementi circostanziali idonei a determinare un'attenuazione del giudizio di pericolosità. Analogamente, in sede di valutazione della richiesta di revoca o sostituzione della misura, il tempo trascorso dalla commissione del reato non assume rilievo, mentre assume rilievo il tempo trascorso dall'applicazione o dall'esecuzione della misura in poi, in quanto qualificabile, in presenza di ulteriori elementi, come fatto sopravvenuto da cui poter desumere il venir meno ovvero l'attenuazione delle originarie esigenze cautelari.