Il rilascio di un permesso di costruire in sanatoria non è subordinato all'accertamento della titolarità esclusiva del diritto di proprietà sull'immobile oggetto dell'intervento edilizio da parte del richiedente, essendo sufficiente la verifica della sua legittimazione soggettiva, ossia del possesso di un idoneo titolo di godimento sull'immobile interessato dal progetto di trasformazione urbanistica. L'amministrazione comunale, nell'esame della domanda di permesso di costruire, ha il potere-dovere di accertare la legittimazione del richiedente, senza essere tenuta a risolvere eventuali conflitti di natura civilistica tra i privati in ordine all'assetto proprietario dell'immobile, fermo restando il rispetto dei diritti dei terzi. Ciò vale anche nel caso di opere realizzate in assenza di titolo edilizio e oggetto di successiva sanatoria, in quanto l'art. 36 del Testo Unico Edilizia attribuisce la legittimazione a richiedere il titolo in sanatoria anche al solo responsabile dell'abuso, a prescindere dalla titolarità del diritto di proprietà. L'amministrazione, pertanto, non è tenuta a verificare la comproprietà dell'area interessata dall'intervento edilizio, essendo sufficiente l'accertamento della legittimazione soggettiva del richiedente, salvo il rispetto dei diritti dei terzi, da far valere in sede civile. Inoltre, il vicino controinteressato non è un soggetto a cui debba essere inviata la comunicazione di avvio del procedimento per il rilascio di un titolo edilizio, ai sensi dell'art. 7 della legge n. 241/1990, pur se lo stesso si sia già opposto in precedenti occasioni all'attività edilizia dell'altro soggetto confinante.