Il reato di uso di atto falso, previsto dall'art. 489 c.p., costituisce una progressione criminosa rispetto alla falsificazione materiale del documento, di cui all'art. 476 c.p., in quanto punisce autonomamente la condotta di chi, pur non avendo partecipato alla falsificazione, fa uso del documento contraffatto. Pertanto, la riqualificazione giuridica dell'addebito da falsificazione a uso di atto falso non determina un difetto di correlazione tra l'accusa contestata e la sentenza di condanna, in quanto l'uso del documento falso rimane comunque elemento concreto della vicenda criminosa. Tuttavia, il giudice di merito è tenuto a esaminare compiutamente la richiesta di concessione della sospensione condizionale della pena, anche quando l'imputato abbia già beneficiato in precedenza di tale istituto, valutando attentamente la modestia del precedente penale e la sussistenza degli altri presupposti di legge, al fine di motivare adeguatamente la decisione assunta.