Cassazione penale Sez. I sentenza n. 36280 del 8 settembre 2015

ECLI:IT:CASS:2015:36280PEN

Massima

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La sussistenza dell'aggravante del metodo mafioso di cui all'art. 7 della Legge n. 203 del 1991 richiede non solo il mero collegamento con contesti di criminalità organizzata e la "caratura mafiosa" degli autori del fatto, ma l'effettivo utilizzo del metodo mafioso, ossia l'impiego della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, tale da determinare una particolare efficacia intimidatrice e una condizione di assoggettamento ed omertà. Pertanto, il semplice utilizzo di un'arma da fuoco, anche se in modo eclatante, e il tentativo di riaffermare il proprio prestigio criminale, non sono di per sé sufficienti a integrare tale aggravante, in assenza di elementi concreti che dimostrino l'effettivo ricorso al metodo mafioso. Il giudice di merito deve valutare attentamente tutti gli elementi probatori per accertare la sussistenza di tale circostanza aggravante, non potendo basarsi su meri indizi o congetture.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SIOTTO ((omissis)) - Presidente

Dott. NOVIK ((omissis)) - rel. Consigliere

Dott. SANDRINI ((omissis)) - Consigliere

Dott. CASA Filippo - Consigliere

Dott. ROCCHI Giacomo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);
avverso la sentenza n. 5140/2013 CORTE APPELLO di NAPOLI, del 10/12/2013;
visti gli atti, la sentenza e il ricorso;
udita in PUBBLICA UDIENZA del 08/05/2015 la relazione fatta dal Consigliere Dott. NOVIK ((omissis));
Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. VIOLA ((omissis)), che ha concluso per l'annullamento della sentenza relativamente all'applicazione della Legge n. 203 del 1991, articolo 7, con rinvio al giudice di appello per la determinaz…

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