Cassazione penale Sez. V sentenza n. 36139 del 5 ottobre 2011

ECLI:IT:CASS:2011:36139PEN

Massima

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Il diritto di critica, pur essendo riconosciuto e tutelato, non può essere utilizzato come pretesto per l'impiego di espressioni gratuite, non necessarie, offensive e miranti all'aggressione dell'altrui reputazione. Affinché la condotta possa essere scriminata ai sensi dell'art. 51 c.p., è necessario che siano rispettati i requisiti della continenza espositiva, della veridicità del fatto narrato e dell'interesse pubblico meritevole di tutela. Tuttavia, l'utilizzo di appellativi ingiustificatamente umilianti e dileggianti, nonché la diffusione di tali espressioni a un notevole numero di destinatari, manifestano inequivocabilmente la consapevolezza dell'agente di offendere l'onore e la reputazione altrui, integrando pertanto il dolo del reato di diffamazione di cui all'art. 595 c.p. Pur essendo la reazione dell'imputato successiva di circa un mese ai fatti che l'hanno determinata, il giudice di merito deve comunque valutare se tale ritardo sia dipeso unicamente dalla natura e dalle esigenze proprie degli strumenti adoperati per ritorcere l'offesa, al fine di verificare la sussistenza della scriminante dello stato d'ira di cui all'art. 599 c.p. In caso di accertata sussistenza del reato, il danno non patrimoniale è in re ipsa e, non avendo il giudice penale provveduto alla sua quantificazione, ma avendo rimesso le parti davanti al giudice civile, non vi era alcun obbligo di ulteriore specificazione. Infine, la quantificazione della pena, se correttamente motivata, sfugge ad ogni censura in sede di legittimità, essendo rimessa alla discrezionalità del giudice di merito, il quale deve tener conto della natura della violazione contestata, delle modalità e circostanze dei fatti, nonché della loro oggettiva gravità.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. OLDI Paolo - Presidente

Dott. FUMO Maurizio - Consigliere

Dott. VESSICHELLI Maria - Consigliere

Dott. LAPALORCIA G. - Consigliere

Dott. DEMARCHI ALBENGO P. - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) PI. AL. N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 11/2009 TRIBUNALE di NUORO, del 30/06/2010;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 27/05/2011 la relazione fatta dal Consigliere Dott. PAOLO GIOVANNI DEMARCHI ALBENGO;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. Fodaroni che ha concluso per l'annullamento con rinvio in relazione all'articolo 599 c.p.p..

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