Consiglio di Stato sentenza n. 1825 del 2023

ECLI:IT:CDS:2023:1825SENT

Massima

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Il Consiglio di Stato, in sede giurisdizionale, ha stabilito che: 1. Ai fini della concessione della sanatoria straordinaria, ricade in capo al proprietario (o al responsabile dell'abuso) l'onere di provare la data di ultimazione delle opere edilizie, dal momento che solo l'interessato può fornire inconfutabili atti, documenti ed elementi probatori che siano in grado di radicare la ragionevole certezza dell'epoca di realizzazione di un manufatto. In difetto di tali prove, resta integro il potere dell'Amministrazione di negare la sanatoria dell'abuso e il suo dovere di irrogare la sanzione demolitoria. 2. L'art. 31, comma 2, della legge n. 47 del 1985 prevede due criteri alternativi per la verifica del requisito dell'ultimazione (alla data del 1° ottobre 1983), rilevante ai fini del rilascio del condono: il criterio "strutturale", che vale nei casi di nuova costruzione; e il criterio "funzionale", che opera nei casi di opere interne di edifici già esistenti oppure di manufatti con destinazione diversa da quella residenziale. Nel caso di specie, le opere abusive non potevano considerarsi 'ultimate', ai fini dell'accesso alla sanatoria straordinaria, in quanto risultava dalla documentazione che, alla data del sopralluogo, l'intero piano sottotetto era composto "da pilastri e copertura completamente al vento". 3. L'annullamento in autotutela dei titoli edilizi richiede il contemperamento di due esigenze contrapposte: da un lato, l'interesse pubblico alla salvaguardia del governo del territorio; dall'altro, la tutela dell'affidamento serbato dai destinatari degli atti ampliativi sulla stabilità dei titoli e sulla certezza degli effetti giuridici da essi prodotti. Tuttavia, in presenza di preminenti valori pubblici di carattere 'auto-evidente', come nel caso di dichiarazioni non veritiere da parte del privato, può ritenersi adeguato il richiamo alle pertinenti circostanze in fatto e il rinvio alle disposizioni di diritto che risultano in concreto violate. 4. L'art. 43, comma 5, primo periodo della legge n. 47 del 1985, che prevede la possibilità di ottenere la sanatoria per le opere non ultimate per effetto di provvedimenti amministrativi o giurisdizionali, deve essere interpretato in termini strettamente circostanziati. Il grado di completamento dell'opera abusiva deve essere tale da consentire di percepirne la concreta fisionomia e destinazione, essendo preclusa la possibilità di sanatoria per opere il cui grado, appena iniziale, di realizzazione non consenta di riconoscerne la funzione e la configurazione generale. 5. Infine, il meccanismo del silenzio-assenso di cui all'art. 35 della legge n. 47 del 1985 non può operare quando l'istanza di sanatoria non sia aderente al 'modello normativo astratto' prefigurato dal legislatore, il quale presuppone evidentemente che l'opera sia stata ultimata nel termine di legge.

Sentenza completa

Pubblicato il 23/02/2023

N. 01825/2023REG.PROV.COLL.

N. 09808/2016 REG.RIC.

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

Il Consiglio di Stato

in sede giurisdizionale (Sezione Sesta)

ha pronunciato la presente

SENTENZA

sul ricorso numero di registro generale 9808 del 2016, proposto da
((omissis)), rappresentata e difesa dall’avvocato ((omissis)), con domicilio eletto presso lo studio dell’avvocato F. Pontesilli in Roma, via F. Orestano, n. 21;

contro

Comune di Napoli, in persona del Sindaco pro tempore, rappresentato e difeso dagli avvocati ((omissis)), ((omissis)), ((omissis)), con domicilio eletto presso lo studio dell’avvocato ((omissis)) in Roma, via F. Denza, n. 50/A;

per la riforma

della sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale per la Campania (Sezione Quarta) n. 3389 del 2016;

Visti il ricorso in appello e i relativi allegati;

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