Il coinvolgimento strutturale e sistematico di un soggetto in un'organizzazione criminale dedita al traffico di stupefacenti, comprovato dalla sua partecipazione attiva nella coltivazione e produzione di sostanze illecite nonché dalla detenzione di armi clandestine, integra una presunzione di pericolosità sociale e di concreto pericolo di reiterazione del reato che giustifica l'applicazione della misura cautelare della custodia in carcere, salvo prova contraria della recisione dei legami associativi. La valutazione della pericolosità sociale non può essere limitata al solo momento del fatto-reato, ma deve essere effettuata sulla base di una complessiva valutazione della condotta tenuta dall'indagato, anche in relazione a precedenti penali, procedimenti pendenti e comportamenti ante e post fatto, che dimostrino una inclinazione a delinquere. La presunzione di adeguatezza della misura cautelare carceraria, prevista per i reati di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, prevale sulla norma generale che richiede una valutazione specifica delle esigenze cautelari, salvo che non siano dimostrati elementi idonei a scongiurare il concreto pericolo di reiterazione del reato.