Cassazione penale Sez. III sentenza n. 56438 del 19 dicembre 2017

ECLI:IT:CASS:2017:56438PEN

Massima

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Il reato di frode in commercio, di cui all'art. 515 c.p., è punito a titolo di dolo generico, richiedendosi la sola consapevolezza e volontà di consegnare all'acquirente un bene mobile dissimile da quello dichiarato o pattuito, senza che rilevino le specifiche finalità perseguite dal soggetto agente. Tuttavia, il dolo del reo deve investire l'intero fatto tipico, comprendendo la rappresentazione della diversità del prodotto per natura, origine, provenienza, qualità e quantità, rispetto a quello concordato. Pertanto, la responsabilità penale per il reato di frode in commercio non può essere affermata sulla base della sola inosservanza di un obbligo di controllo da parte del commerciante, essendo necessario accertare la sua effettiva consapevolezza della difformità del bene rispetto a quello pattuito. In assenza di tale elemento soggettivo, la condotta potrà eventualmente configurare una fattispecie colposa, non ricompresa nella previsione normativa.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE TERZA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. AMORESANO Silvio - Presidente

Dott. ACETO Aldo - Consigliere

Dott. GAI Emanuela - Consigliere

Dott. CIRIELLO Antonella - rel. Consigliere

Dott. RENOLDI Carlo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

 
SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso la sentenza del 21/01/2010 della CORTE APPELLO di CATANZARO;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. ANTONELLA CIRIELLO;
Udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Dr. CUOMO LUIGI che ha concluso per il rigetto del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1.- Con sentenza del 20.10.2016 la Corte di Appello di Catanzaro, per quanto qui rileva, ha riformato la sentenza del 12.06.2014 de…

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