Cassazione penale Sez. II sentenza n. 34851 del 30 luglio 2019

ECLI:IT:CASS:2019:34851PEN

Massima

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Il reato di estorsione si configura quando la condotta minatoria è posta in essere per costringere taluno a compiere un atto di disposizione patrimoniale ingiusto e non azionabile, a prescindere dalla fondatezza della pretesa vantata dall'agente. La valutazione della sussistenza degli elementi costitutivi del reato, in particolare dell'ingiustizia della pretesa e della non azionabilità della stessa, rientra nel libero apprezzamento del giudice di merito, il cui accertamento è incensurabile in sede di legittimità se sorretto da motivazione logica e coerente con le risultanze processuali, senza necessità di una valutazione probatoria di tipo quantitativo secondo il canone dell'"oltre ogni ragionevole dubbio". Il giudizio di cassazione, infatti, è limitato al controllo della motivazione per vizi logici manifesti e decisivi, senza poter riesaminare autonomamente il merito della valutazione probatoria effettuata dai giudici di merito.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DE CRESCIENZO Ugo - Presidente

Dott. IMPERIALI Luciano - Consigliere

Dott. DE SANTIS Anna M. - Consigliere

Dott. DI PISA Fabio - Consigliere

Dott. RECCHIONE Sandr - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 20/11/2014 della CORTE APPELLO di ROMA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott.ssa RECCHIONE SANDRA;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Dott. DALL'OLIO MARCO che ha concluso chiedendo l'inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. La Corte di appello di Roma confermava la responsabilita' del ricorrente per il reat…

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