Cassazione penale Sez. V sentenza n. 39476 del 24 settembre 2013

ECLI:IT:CASS:2013:39476PEN

Massima

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Il diritto di cronaca, quale causa di giustificazione della diffamazione, richiede la verifica della veridicità oggettiva dei fatti riportati, non essendo sufficiente la mera verità di singole circostanze compatibili con esiti giudiziari diversi dal rinvio a giudizio. Pertanto, la pubblicazione di notizie che inducano il lettore a ritenere il coinvolgimento di una persona in un procedimento penale, senza aver previamente accertato tale dato, integra il reato di diffamazione, non potendosi invocare l'esimente del diritto di cronaca in assenza della necessaria diligenza nella verifica della completezza e correttezza delle informazioni. La successiva pubblicazione di una rettifica, pur potendo attenuare gli effetti lesivi della diffamazione, non ne elimina la rilevanza ai fini del risarcimento del danno morale, il cui ammontare è rimesso alla valutazione equitativa del giudice di merito, tenuto conto della gravità della condotta diffamatoria e della sua idoneità a ledere la reputazione della persona offesa nell'ambiente in cui essa opera.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DUBOLINO Pietro - Presidente

Dott. DE BERARDINIS Silvana - Consigliere

Dott. BRUNO Paolo A - Consigliere

Dott. ZAZA C. - rel. Consigliere

Dott. DEMARCHI ALBENGO Paolo G - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1. (OMISSIS), nato a (OMISSIS);

2. (OMISSIS), nato a (OMISSIS);

avverso la sentenza del 06/06/2012 della Corte d'Appello di Milano;

visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;

udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. ZAZA Carlo;

udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott. IZZO Gioacchino, che ha concluso per l'annullamento con rinvio della sentenza impugnata limitatamente alla liquidazio…

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