Il diniego di visto d'ingresso per motivi di turismo può essere impugnato dinanzi al giudice amministrativo, il quale, accertata la legittimità del provvedimento, dichiara l'improcedibilità del ricorso per sopravvenuta carenza di interesse qualora il ricorrente non abbia più interesse a effettuare il viaggio programmato, anche in considerazione delle limitazioni ai viaggi internazionali dovute alla pandemia da COVID-19. In tali casi, il giudice dispone la compensazione delle spese processuali, in ragione dell'andamento del giudizio. Il provvedimento di diniego del visto d'ingresso per motivi di turismo, emesso dall'autorità consolare, è un atto amministrativo che incide sulla libertà di circolazione e di ingresso nel territorio nazionale, il cui sindacato giurisdizionale spetta al giudice amministrativo. Tuttavia, il ricorso proposto avverso tale provvedimento può essere dichiarato improcedibile qualora, nel corso del giudizio, emerga la sopravvenuta carenza di interesse del ricorrente a effettuare il viaggio programmato, anche in ragione delle limitazioni ai viaggi internazionali dovute all'emergenza sanitaria in atto. In tali ipotesi, il giudice, pur accertando la legittimità del provvedimento impugnato, dispone la compensazione delle spese processuali, tenuto conto dell'andamento del giudizio.