La controversia relativa al pagamento del contributo che il soggetto autorizzato all'esercizio di un'attività estrattiva deve corrispondere al Comune nel cui territorio si trova la cava, sulla base di convenzione stipulata a latere dell'atto di autorizzazione, appartiene alla giurisdizione del giudice ordinario, non venendo in evidenza un atto o provvedimento di natura autoritativa emesso in materia urbanistica. Ciò in quanto, nella determinazione dei contributi, l'Amministrazione Regionale non esercita potestà discrezionale alcuna, ma si limita a fare applicazione di meri criteri di calcolo in relazione al tipo, qualità o quantità del materiale estratto nell'anno ed in conformità alle tariffe stabilite dalla Giunta Regionale, nonché dalla convenzione stipulata dalle parti. Pertanto, la controversia che trae origine da una semplice richiesta di pagamento fondata sulla convenzione stipulata a latere dell'atto di autorizzazione all'esercizio della cava e che, dunque, si fonda su atti di natura paritetica, alla base dei quali si possono configurare unicamente posizioni giuridiche soggettive qualificabili come diritti soggettivi, e non già come interessi legittimi, esulano dalla giurisdizione del giudice amministrativo.