La dichiarazione di inizio attività (DIA) costituisce un atto privato con cui il privato comunica all'amministrazione l'intenzione di intraprendere un'attività direttamente ammessa dalla legge, senza che sia necessaria l'espressione di un atto di assenso da parte dell'amministrazione. L'amministrazione è tenuta a compiere le necessarie verifiche entro il termine previsto, ma l'unico esito a rilevanza esterna di tale attività è costituito dall'eventuale esercizio dei poteri inibitori, laddove sia riscontrata la carenza dei presupposti normativamente previsti. La legge non prevede l'adozione di atti a rilevanza esterna volti ad attestare la regolarità della DIA, né la possibilità di impugnare direttamente la DIA presentata. Pertanto, i terzi che si ritengano lesi dall'attività edilizia avviata in base a una DIA reputata illegittima possono solo sollecitare l'esercizio delle verifiche spettanti all'ente locale e, in caso di inerzia, esperire esclusivamente l'azione avverso il silenzio ex art. 31 del Codice del processo amministrativo, non potendo impugnare direttamente la DIA. L'impugnativa diretta della DIA è inammissibile, anche qualora la stessa sia stata presentata in sanatoria, in quanto la SCIA in sanatoria è soggetta alle medesime disposizioni previste per la DIA ordinaria.