Il provvedimento di sospensione del procedimento con messa alla prova, disposto dal giudice ai sensi dell'art. 168-bis c.p., costituisce un atto a carattere interlocutorio, avverso il quale il pubblico ministero può proporre ricorso per cassazione ai sensi dell'art. 464-quater, comma 7, c.p.p., entro il termine previsto dalla legge. Qualora il pubblico ministero non impugni tempestivamente tale ordinanza, le eventuali doglianze relative ai presupposti applicativi della messa alla prova, come l'eliminazione delle conseguenze del reato, devono ritenersi tardive e inammissibili quando proposte avverso la successiva sentenza che dichiara l'estinzione del reato per esito positivo della prova. Il giudice, nel disporre la sospensione del procedimento con messa alla prova, è tenuto a verificare la sussistenza dei presupposti di legge, tra cui l'eliminazione delle conseguenze dannose o pericolose del reato, ma il mancato rilievo di tale requisito può essere fatto valere solo attraverso l'impugnazione tempestiva dell'ordinanza che ha disposto la messa alla prova, non anche in sede di gravame avverso la sentenza che ne dichiara l'esito positivo.