Il giudice di legittimità, nel valutare l'attendibilità della persona offesa, può riformare in senso assolutorio la sentenza di condanna di primo grado senza dover rinnovare l'istruzione dibattimentale, purché fornisca una motivazione puntuale e adeguata che giustifichi la diversa conclusione adottata, anche riassumendo la prova dichiarativa ritenuta decisiva. La valutazione di attendibilità della persona offesa è un giudizio di merito riservato al giudice di fatto, sindacabile in sede di legittimità solo per manifesta illogicità o travisamento del dato probatorio. Il giudice di appello che riformi in senso assolutorio la sentenza di condanna non deve esprimere una motivazione di forza persuasiva superiore, essendo sufficiente che la diversa valutazione sia dotata di pari o anche minore plausibilità rispetto a quella operata dal primo giudice, in quanto l'assoluzione, a differenza della condanna, non presuppone la certezza dell'innocenza ma la mera non certezza della colpevolezza. La Corte di Cassazione, in sede di giudizio di legittimità, non è competente a provvedere alla liquidazione del compenso del difensore della parte civile ammessa al patrocinio a spese dello Stato, essendo tale competenza attribuita al giudice di rinvio ovvero a quello che ha pronunciato la sentenza passata in giudicato, ai sensi dell'art. 83, comma 2, del D.P.R. n. 115 del 2002.