Cassazione penale Sez. III sentenza n. 11575 del 13 novembre 2000

ECLI:IT:CASS:2000:11575PEN

Massima

La vendita di prodotti alimentari con denominazioni o nomi impropri, tali da indurre in errore gli acquirenti sulla natura e qualità del prodotto, integra la fattispecie contravvenzionale di cui all'art. 13 della legge n. 283 del 1962, e non il reato di cui all'art. 517 c.p. relativo alla vendita di prodotti industriali con segni mendaci. Tale contravvenzione, tuttavia, è stata successivamente depenalizzata e trasformata in illecito amministrativo, con conseguente estinzione del reato per intervenuta prescrizione.

Sentenza completa

SVOLGIMENTO DEL PROCESSO
Gli imputati, in epigrafe indicati, ricorrono, assistiti da un comune difensore, con separati atti, aventi peraltro identico contenuto, avverso la sentenza 14.6.99 della Corte di Appello di Milano, confermativa di quella emessa in data 28.3.96 dal Pretore di Sondrio, con la quale furono condannati alla pena di lire due milioni di multa ciascuno, essendo stati dichiarati responsabili del reato di cui all' art. 517 c.p., per aver venduto, nella loro qualità di soci amministratori della B. F. s.n.c., "formaggio di produzione industriale, fabbricato dalla industria casearia "B. L." con la denominazione "Italico", con l'aggiunta sulle singole confezioni di un'etichetta, ove era riportata la denominazione "Spriana alto", atta a indurre il compratore in errore sulla provenienza e qualità del prodotto, che poteva essere ritenuto formaggio di produzione locale e artigianale valtellinese: in Sondrio 8.3.94.
Denu…

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