Il provvedimento di concessione di un bene demaniale ha natura discrezionale, in quanto postula una valutazione circa la rispondenza dell'occupazione e dell'uso del bene all'interesse pubblico, ai sensi dell'art. 36 del codice della navigazione. L'amministrazione procedente è tenuta ad effettuare una ponderazione comparativa fra l'interesse pubblico primario, alla cui tutela è preposta, e gli interessi pubblici, collettivi e privati secondari, coinvolti nella decisione amministrativa. Il diniego di concessione è legittimo solo se fondato su elementi concreti ed attuali ostativi all'invocato uso particolare del bene pubblico, mentre non è sufficiente invocare la mera possibilità di piani e progetti futuri, né l'incompatibilità con delibere generali adottate in precedenza, che potrebbero essere superate da mutamenti della situazione fattuale e della ponderazione degli interessi. L'omissione del parere obbligatorio del Comitato di gestione, previsto dalla legge n. 84/1994 per i procedimenti concessori, determina l'illegittimità del provvedimento finale, non potendo tale vizio essere ricompreso tra quelli non invalidanti di cui all'art. 21-octies, comma 2, della legge n. 241/1990. Nell'esercizio della discrezionalità amministrativa, l'autorità procedente deve comunque prendere in adeguata considerazione gli interessi secondari, pubblici, collettivi e privati, coinvolti nella decisione, operando il necessario contemperamento con l'interesse pubblico primario.