La confisca dei beni patrimoniali di cui il condannato per determinati reati non sia in grado di giustificare la provenienza può essere disposta dal giudice dell'esecuzione anche in assenza di una precedente adozione nel procedimento di cognizione, purché siano presenti elementi indicativi della riconducibilità dei beni all'attività delittuosa accertata. Tale confisca, prevista dall'art. 12-sexies del d.l. n. 306/1992, rientra tra i casi di confisca obbligatoria e può essere adottata "de plano" ai sensi dell'art. 676 c.p.p. o all'esito di un procedimento in contraddittorio ex art. 666 c.p.p., salvo che sulla questione non abbia già provveduto il giudice della cognizione, con conseguente preclusione processuale. L'accertamento della sproporzione tra il valore dei beni e il profilo reddituale del condannato, nonché della riconducibilità dei beni all'attività delittuosa, rientra nel merito della valutazione del giudice di merito, la cui motivazione non può essere censurata in sede di legittimità se non per vizi logici o omissioni valutative di rilievo.