La revoca delle misure di accoglienza per i richiedenti asilo è legittima quando vi sia stata una violazione grave o reiterata delle regole delle strutture di accoglienza, compreso il danneggiamento doloso di beni o comportamenti gravemente violenti, come l'aggressione di un operatore, in quanto tali condotte integrano i presupposti previsti dall'art. 23, comma 1, lett. e), del d.lgs. n. 142/2015 per l'adozione di tale provvedimento da parte del Prefetto, il quale è tenuto a motivare adeguatamente la propria decisione. Il principio di diritto che emerge dalla sentenza è che il richiedente asilo ha l'obbligo di rispettare le regole della struttura di accoglienza e che il mancato rispetto, specie quando assume la forma di comportamenti violenti, legittima l'Amministrazione a revocare le misure di accoglienza disposte in suo favore, al fine di tutelare l'ordinato svolgimento delle attività del centro e la sicurezza degli altri ospiti e degli operatori. Tale provvedimento di revoca, essendo adottato nell'esercizio di un potere discrezionale, deve essere adeguatamente motivato dal Prefetto, il quale deve valutare la gravità e la reiterazione delle condotte del richiedente asilo, nonché il nesso di causalità tra tali comportamenti e la necessità di revocare le misure di accoglienza. La massima riassume in modo chiaro, astratto e conciso il principio di diritto affermato nella sentenza, evitando riferimenti al caso specifico e utilizzando un linguaggio tecnico-giuridico appropriato.