Il reato di violazione di domicilio (art. 614 c.p.) sussiste quando un soggetto, senza l'autorizzazione dell'avente diritto, entra o si trattiene in un immobile altrui adibito ad abitazione o a sede di attività lavorativa, in spregio alla volontà del titolare dello ius excludendi alios. L'elemento soggettivo del reato è integrato dalla consapevolezza e volontà di accedere o trattenersi nell'immobile senza il consenso del proprietario o legittimo possessore. Il reato di violenza privata (art. 610 c.p.) concorre con quello di violazione di domicilio quando la condotta dell'agente, oltre a violare il domicilio, costringe la persona offesa a subire o tollerare qualcosa contro la propria volontà, paralizzandone l'attività lavorativa. Ai fini della configurabilità del concorso di persone nel reato, è necessario accertare il contributo causale e il coefficiente psicologico di ciascun imputato rispetto all'evento, senza poter prescindere dalla ricostruzione delle singole condotte. L'aggravante della minorata difesa (art. 61 n. 2 c.p.) non è applicabile al reato di violazione di domicilio quando l'ingresso abusivo è strumentale alla commissione del reato di violenza privata, in quanto le due condotte sono legate da un nesso di strumentalità.