L'informazione interdittiva antimafia, quale misura di prevenzione, si basa sulla valutazione discrezionale del Prefetto circa la sussistenza di elementi sintomatici, anche indiziari, di un pericolo di infiltrazione mafiosa nell'attività dell'impresa, a prescindere dalla presenza di soggetti apicali condizionati dalla criminalità organizzata, potendo tale condizionamento derivare anche dall'inserimento nell'organico aziendale di soggetti contigui alla malavita, senza adeguati criteri selettivi. Tuttavia, l'adozione di tale provvedimento non comporta automaticamente la risoluzione dei contratti pubblici in corso, essendo necessario attendere il passaggio in giudicato del provvedimento interdittivo, ai sensi dell'art. 94 del Codice Antimafia. Inoltre, l'impresa destinataria dell'informazione interdittiva può richiederne l'aggiornamento, ai sensi dell'art. 91, comma 5, del medesimo Codice, qualora siano venute meno le condizioni che ne hanno determinato l'adozione, ottenendone la revoca e l'iscrizione nella c.d. "white list" dei soggetti non soggetti a tentativi di infiltrazione mafiosa. In tal caso, viene meno l'interesse del ricorrente alla prosecuzione del giudizio avverso l'interdittiva e gli atti consequenziali, che deve essere dichiarato improcedibile.