Il diritto di uso civico di pascolo sui terreni comunali spetta in via prioritaria ai residenti del Comune, senza che possa essere operata alcuna discriminazione tra di essi in ragione delle modalità di esercizio dell'attività di allevamento, essendo la pratica della transumanza una delle più tradizionali e fruttuose in allevamento, meritevole di tutela in quanto patrimonio culturale immateriale. L'Amministrazione comunale può regolamentare l'esercizio di tale diritto, determinandone il contenuto, i limiti e l'eventuale corrispettivo a carico degli utenti, nonché le modalità di riscossione dei canoni, ma non può diversificare discrezionalmente il trattamento riservato ai residenti, dovendo garantire a tutti i cittadini del Comune e della frazione il godimento dei terreni di uso civico, senza operare distinzioni ingiustificate. Pertanto, è illegittima la previsione regolamentare che impone ai residenti che allevano bestiame stabulante nel territorio comunale solo per una parte dell'anno di concorrere all'assegnazione dei lotti in uso civico con i soggetti non residenti, in quanto tale disposizione discrimina ingiustamente tale categoria di allevatori residenti rispetto a quelli che praticano l'allevamento con stabulazione tutto l'anno nel territorio comunale.