Cassazione penale Sez. II sentenza n. 23028 del 15 giugno 2010

ECLI:IT:CASS:2010:23028PEN

Massima

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Il tentativo di estorsione si configura quando l'agente, pur non riuscendo a conseguire l'ingiusto profitto, pone in essere una minaccia diretta a ottenere un vantaggio patrimoniale indebito, in violazione dell'interesse del creditore a ricevere immediatamente il dovuto. La desistenza volontaria dall'azione criminosa, non determinata da eventi esterni che ne rendano più problematica la realizzazione, non esclude la configurabilità del reato di tentativo, essendo sufficiente che l'agente abbia compiuto atti idonei e diretti in modo non equivoco a commettere il delitto. Il giudice di merito, nel valutare la sussistenza del tentativo di estorsione, deve accertare la sussistenza della minaccia diretta a conseguire un ingiusto profitto, nonché l'idoneità e la non equivocità degli atti compiuti dall'agente, indipendentemente dalla circostanza che questi abbia desistito volontariamente dall'azione criminosa.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. BARDOVAGNI Paolo - Presidente

Dott. CAMMINO Matilde - Consigliere

Dott. PAGANO Filiberto - Consigliere

Dott. BRONZINI Giuseppe - Consigliere

Dott. DAVIGO Piercamillo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

Avv.to Fulgori Silvio nell'interesse di:

Po. Fr. nato a (OMESSO);

avverso la sentenza della Corte di appello di Napoli del 14.1.2009;

Sentita la relazione della causa fatta, in pubblica udienza, dal Consigliere Dott. Giuseppe Bronzini;

Udita la requisitoria del sostituto procuratore generale, Dr. FEBBRARO Giuseppe, il quale ha concluso chiedendo il rigetto del ricorso.

osserva:

SVOLGIMENTO DEL PROCESSO

Con sentenza del 14. 1. 2009 la C…

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