Il concordato preventivo omologato dal tribunale, pur essendo oggetto di reclamo da parte del fallimento, non può essere annullato o revocato in assenza di gravi vizi o irregolarità, in quanto rappresenta uno strumento di composizione negoziale della crisi d'impresa che, una volta raggiunto l'accordo tra debitore e creditori e omologato dal giudice, deve essere rispettato e attuato. Il fallimento, in qualità di creditore, non può impugnare il concordato preventivo per meri motivi di insoddisfazione o disaccordo con le condizioni concordatarie, essendo tenuto a rispettare la volontà della maggioranza dei creditori che hanno liberamente aderito all'accordo. Il giudice, nell'omologare il concordato, verifica la regolarità formale della procedura, la fattibilità del piano e la convenienza per i creditori rispetto all'alternativa fallimentare, senza poter sindacare nel merito le scelte imprenditoriali del debitore o le valutazioni dei creditori, salvo il caso di gravi vizi o irregolarità. Il concordato preventivo, una volta omologato, costituisce pertanto un titolo esecutivo che non può essere rimesso in discussione per meri motivi di insoddisfazione di uno o più creditori, essendo lo strumento privilegiato dalla legge per il risanamento e la ristrutturazione dell'impresa in crisi.