Cassazione penale Sez. I sentenza n. 29376 del 27 luglio 2010

ECLI:IT:CASS:2010:29376PEN

Massima

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Il dolo dell'omicidio volontario si configura quando l'agente, con consapevolezza e volontà, pone in essere una condotta diretta a cagionare la morte della vittima, indipendentemente dalla sussistenza di una pregressa aggressione fisica subita o da una condizione di sopraffazione dell'imputato. L'elemento psicologico del reato di omicidio preterintenzionale, invece, consiste nella volontarietà delle percosse o lesioni dalle quali consegue la morte dell'aggredito come evento non voluto, neppure nella forma eventuale dell'accettazione del rischio. Pertanto, ai fini della distinzione tra le due fattispecie, il criterio dirimente risiede nella diversità dell'elemento psicologico, dovendo accertarsi nell'omicidio volontario la sussistenza dell'animus necandi, ossia del dolo intenzionale, diretto o eventuale, desumibile dalle concrete modalità della condotta, quali il tipo e la micidialità dell'arma utilizzata, la reiterazione e la direzione dei colpi, la distanza tra aggressore e vittima, la parte vitale del corpo presa di mira e quella concretamente attinta. La mera condizione di sopraffazione dell'imputato non esclude di per sé la volontà di uccidere, potendo ben configurarsi una volontà omicida anche nell'ambito di una azione difensiva. Inoltre, il fatto che l'imputato non abbia reiterato gli atti lesivi dopo il primo colpo inferto non è decisivo ai fini della configurabilità del dolo omicidiario, essendo sufficiente che la condotta posta in essere sia di per sé idonea e inequivoca a cagionare l'altrui morte, a prescindere dalla prosecuzione dell'azione delittuosa. Infine, la valutazione della capacità di intendere e di volere dell'imputato, ai fini dell'applicabilità dell'attenuante della semi-infermità mentale, deve essere condotta con riferimento a una compromissione anche qualitativa e preponderante dell'intelletto, tale da ridurre in misura rilevante la consapevolezza del valore dei propri atti e la capacità di autodeterminazione, non essendo sufficiente una mera riduzione quantitativa della capacità intellettiva.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SILVESTRI Giovanni - Presidente

Dott. ZAMPETTI Umberto - Consigliere

Dott. CAVALLO Aldo - Consigliere

Dott. CAPOZZI Raffaele - Consigliere

Dott. BARBARISI Maurizio - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

At. An. , n. il (OMESSO);

avverso la sentenza 19 ottobre 2009 - Corte di Assise di Appello di Catania;

sentita la relazione svolta dal Consigliere dott. ((omissis));

udite le conclusioni del rappresentante del Pubblico Ministero, in persona del dott. DI CASOLA Carlo, sostituto Procuratore Generale della Corte di Cassazione, che ha chiesto la declaratoria di inammissibilita' del ricorso con condanna del ricorrente al pagamento del…

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