Il silenzio serbato dalla pubblica amministrazione sulla domanda di concessione edilizia non determina automaticamente la formazione del silenzio-assenso, qualora l'amministrazione abbia tempestivamente contestato la carenza documentale a corredo della richiesta, ritenendola inidonea alla formazione del silenzio-assenso. In tali casi, l'amministrazione conserva il potere di annullare d'ufficio la concessione edilizia tacitamente formatasi, ove ravvisi la violazione di norme urbanistiche ed edilizie, senza che ciò comporti una lesione dei diritti procedimentali del privato, il quale ha avuto più occasioni per interloquire con l'amministrazione. Inoltre, l'asserita applicabilità di norme derogatorie, come l'art. 22 della l.r. n. 71/1978, attiene ad una questione di diritto e non di fatto, sicché non può essere fatta valere in sede di revocazione. Infine, la mancata menzione di taluni profili nell'ambito del procedimento amministrativo non comporta l'inammissibilità della motivazione postuma fornita dall'amministrazione in sede giurisdizionale, ove essa si limiti a riprendere e sviluppare le argomentazioni già poste a fondamento del provvedimento impugnato.